Alcune parole rimangono celate sotto la superficie, pronte a essere scoperte o rivelate solo a chi è disposto a cercare. Le parole nascoste sono quelle omissioni che si lasciano intuire, ma che non vengono esplicitamente dette.
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Non è così ovvio che sembra
Le parole non dette, o presupposte, possono creare un vuoto che il destinatario riempie con la propria interpretazione, basata su esperienze personali, emozioni o contesto. Omettere qualcosa perché lo si dà per scontato potrebbe rendere il messaggio meno chiaro o portare a interpretazioni sbagliate, soprattutto quando le persone hanno prospettive diverse. A volte, pensare “quello si capisce” non è così ovvio come sembra.
Sfide linguistiche e culturali
Capita spesso nelle traduzioni o quando si vive in una nazione diversa dalla propria, anche se si padroneggia bene la nuova lingua. Ci si può trovare spaesati davanti a un modo di dire che, tradotto letteralmente, sembra chiaro, ma porta con sé sfumature che sfuggono a chi non appartiene al contesto culturale.
Prendiamo ad esempio un detto in lingua ceca, “to nedàm,” che letteralmente si traduce come “questo non lo do.” La parola nascosta qui è il pronome “to” – il genere neutro. Il significato, solitamente, si coglie dal contesto, poiché avviene in risposta a una conversazione. Invece per un osservatore esterno potrebbe sembrare un rifiuto generico o una forma di disinteresse, mentre in realtà il motivo dell’omissione potrebbe essere più profondo e legato a fattori non detti.
Una traduzione per un approccio diverso
Traducendo questo detto in inglese, possiamo vedere come due interpretazioni possano emergere più chiaramente:
- I don’t have that – esprime una mancanza di risorse o mezzi per agire;
- I can’t do it – indica un’incapacità personale o esterna di realizzare qualcosa.
Questa traduzione evidenzia subito che il rifiuto potrebbe non essere legato alla mancanza di volontà, ma a circostanze esterne. In questo modo si elimina il pregiudizio che la persona sia semplicemente svogliata o disinteressata, e si apre lo spazio per un giudizio più comprensivo. Evitare le parole nascoste può quindi essere utile, ma a volte rappresenta anche un limite scelto consapevolmente, per proteggere i propri spazi e riservare parti personali.
Una parola magica per un senso di positività
Diversamente, quando si aggiungono parole per esprimere disponibilità, emerge un senso di condivisione e apertura. Una parola che per me racchiude tutto questo è “volentieri.” Ha un effetto immediato, crea un’atmosfera di positività e accoglienza. A volte si teme di disturbare con una richiesta, mentre ricevere un “volentieri” come risposta mi dà un senso di positività.
Trovo la parola così rara che spesso mi ritrovo a chiedere, quasi con stupore: “Davvero?” Mi dispiace subito dopo, perché sembra sminuire la genuinità di chi l’ha detta. Le parole, specialmente quelle positive, vanno imparate e ripetute, perché hanno il potere di influenzare in modo profondo la nostra interazione con gli altri.
Il peso del tono nelle parole
Le parole cambiano radicalmente di significato a seconda del tono con cui vengono pronunciate. Pensiamo a una semplice risposta come “Va bene.” Con un tono neutro, esprime consenso, forse con un tocco di positività in più rispetto a un “Sì” secco. Ma basta una pausa, una leggera esitazione, per trasformare questa espressione in qualcosa di forzato, quasi strappato, come se ci fosse, dietro l’accordo, una mancanza di volontà.
Il potere delle frasi assertive
In ceco, c’è un’espressione chiara e decisa: “Non sono un tronco (ceppo, ciocco)!” Il tronco, in questo caso, simboleggia una persona immobile nelle proprie convinzioni o che si oppone all’essere sfruttata. Un’aggiunta frequente a questa frase è: “Sopra di me la legna non la spaccherai!” che equivale a dire: “Non mi manipolerai, non sono qui per essere usato.” È un’affermazione di forza e identità, di chi sa il proprio valore.
Parole nascoste, comunicare chiaramente per non essere fraintesi
Avere delle convinzioni ponderate, sapere quanto si vale e mantenere la propria integrità è importante, ma non sempre basta. È essenziale che gli altri comprendano chiaramente questi aspetti di noi. La differenza sta nel modo in cui comunichiamo i nostri limiti e le nostre volontà, senza lasciare spazio a fraintendimenti. Solo così possiamo essere presi sul serio, senza dover continuamente riaffermare la nostra posizione.
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Parole nascoste
Benvenuti, mi chiamo Veronica Petinardi, sono nata a Praga e anche se scrivo in italiano mi sono tenuta il mio “accento di lingua madre”. Pubblico articoli, narrativa e manuali sul sito Parole di legami. La mia specialità sono le parole, scrittura è la mia passione.