Rinchiudere controllando le distanze. Sono passati trent’anni da quando hanno buttato giù quello stupido muro di Berlino… l’esperienza di due fazioni, l’Est e l’Ovest, quando si controllavano a distanza ravvicinata, sembra dimenticata. Hanno separato l’Europa con un muro di cemento, un rafforzamento della già esistente cortina di ferro. Rinchiudere intere popolazioni per una comoda governabilità.
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Rinchiudere per controllare le distanze
Dietro ogni muro, costruito con la scusa di dover proteggere la popolazione da un qualsiasi male esterno, si resta bloccati in uno spazio limitato. Non solo gli umani ma anche il loro futuro. Continua a rimanere come sospeso nel passato. In un territorio deciso a rinchiudere controllando ogni movimento diventava una scelta totale per impedire la condivisione con il mondo “al di fuori, oltre il muro”.
Un territorio che proteggeva la frontiera con un doppio filo spinato, all’inizio e alla fine di un terreno disseminato di guardiole e militari pronti a difendere le distanze.
Rinchiudere controllando le notizie
Le notizie passano limitate, la vita esterna è additata come confusa in un territorio pericoloso, incontrollabile dai rischi delle molteplici azioni di umani senza regole. Così erano considerati gli uomini nella parte occidentale dell’Europa ai tempi del muro di Berlino.
Invece la parte dell’Est non sapeva nulla, o poco, dal mondo esterno. Il tempo bloccato si viveva nella beata ignoranza di come procedesse tutto il resto. Come dei bambini sotto una cupola di vetro, difesi dai germogli del male celermente estirpato, di solito nella notte, per non turbare la popolazione.
Uno spiraglio, tra due mattoni sgretolati, qualche informazione, confusa ma subito spezzata. La condanna per averla ascoltata era severa e pubblica. Anche la riparazione della falla era pronta e palese. Il prossimo trasgressore ci avrebbe pensato due volte.
Solo la Radio Free Europe con la diffusione di informazioni e idee ascoltata a nascosto con un volume basso di notte e i viaggiatori limitati portavano le notizie dal mondo esterno.
Gli abitanti della zona confinata non si dovevano distrarre, la loro vita era semplificata dai doveri e diritti dichiarati come protezione suprema per la loro incolumità. Le regole definite per il giorno e per la notte limitavano pure la fantasia.
Uniformità dello spettacolo e della visione
Intanto i potenti, i leader, i trascinatori che influenzano il popolo imprigionato, deciso a rinchiudere controllando pure i pensieri, se la ridono su come siano riusciti a segnare un bel grande punto contro la parte avversaria. Questi giochetti, idee complesse, sono l’esclusiva dei grandi e potenti burattinai.
È un’opera teatrale nella quale pure i costumi sono delle uniformi fornite al popolo. Dalla massa uniformata le autorità si distinguessero solo con minuscole placchette sulle spalle, ornate d’oro, visibili solo da vicino. L’individualità è considerata una malsana eccentricità.
Si smette di farsi domande, non si sa mai chi stia ascoltando. I discorsi diventano sempre gli stessi, i formulari da compilare sono tutti uguali, il tasso di trasgressione è sempre più basso…
Le distanze si allargano. Al di fuori del muro, vicino o lontano dal suo ordine racchiuso, scorre la vita degli “altri”. Loro, che per un eventuale smantellamento fisico di questa visuale obbrobriosa hanno una soluzione apparentemente facile.
Dovrebbe provvedere il popolo oppresso con le sue stesse mani, lo stesso che dovrebbe essere disturbato per primo, che dovrebbe capire che così non è vita. Dovrebbero andarsene, riunirsi in una forza sola e rompere il sistema, il loro sistema. “Gli altri” hanno un giudizio che ignora, vive in un altro contesto, non sa.
Sfatare muri invisibili
I muri di cemento, di mattoni, di bambù, di cactus, di alta tensione o filo spinato possono essere smantellati e ogni tanto accade. Viene concesso, si lascia perdere come un contentino, anche se sembra un’azione grossa. Come l’idea di aver lasciato cadere un apparato così saldo come il comunismo.
Lasciar segnare un punto alla parte avversaria, far passare gli anni. E intanto controllare utilizzare la tecnologia per la propaganda e segnare altri punti.
I muri fisici hanno falle insignificanti, se rapportate alla manciata di anni nella storia. Cinquant’anni del comunismo in Europa e quasi trent’anni sono passati prima della caduta del muro di Berlino. Sono stati periodi dolorosi e nonostante questi muri costruiti dalla stupidità umana cadano, se ne costruiscono degli altri.
Restano diramati per il mondo, saldi nei loro basamenti invisibili, legami più forti. Continuano a crescere ancora i muri:
- dell’ignoranza, dell’intolleranza, della vigliaccheria sorda e cieca, dei benpensanti, del denaro, della droga, della forza e delle armi, del terrore, di internet, della fede, della scienza – BASTA!
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Benvenuti, mi chiamo Veronica Petinardi, sono nata a Praga e anche se scrivo in italiano mi sono tenuta il mio “accento di lingua madre”. Pubblico articoli, narrativa e manuali sul sito Parole di legami. La mia specialità sono le parole, scrittura è la mia passione.