Quando il linguaggio ferisce. E quando può guarire.

Parole forti. Fanno incursione nella vita e vanno affrontate. Scappare da loro non serve: come ogni difficoltà, vanno gestite.
Il mio approccio personale alle parole nasce da una vita vissuta tra Cechia e Italia. Due esperienze inizialmente separate, poi intrecciate. Due lingue, due modi di sentire e dire.

Esperienza bilingue, imparare due volte

Adoro legare le parole. Trovare accostamenti nuovi, che mi facciano sentire bene.
Mi incuriosisce come il significato possa cambiare quando cambia il contesto, la lingua, il tono.
Italiano e ceco si comportano in modo diverso nelle stesse situazioni. Una parola può consolare o ferire, a seconda di come viene usata da un lato o dall’altro del confine.

Nel vivere tra due paesi, imparare una lingua nuova è un doppio sforzo. Prima di apprezzarla bisogna sperimentarla, sbagliarla. E anche imparare a distinguere le sue forme più taglienti: la violenza verbale.

La mia grammatica dell’aria

Per me le parole sono come l’aria. Parlo tanto, scrivo tanto. Mi aiutano a confrontarmi, a capire, a vivere meglio.
Non le tratto solo per la loro correttezza, ma per come vibrano. Per ciò che sanno dire — o nascondere. Alcune suonano false, altre rivelano tutto. Alcune fanno male.

Parole forti, violenza verbale 1

Le parole hanno radici diverse, e le mie continuano a crescere, adattarsi, ibridarsi. Alcune non le vorrei neanche conoscere: quelle che feriscono, offendono, segnano.
Eppure, fanno parte della realtà. Alcune arrivano travestite, e solo dopo ti accorgi della ferita.

Parole che restano per trovare un legame

Ci sono parole che ti restano addosso come graffi invisibili.
Quante volte siamo rimasti muti davanti a un attacco verbale? Senza trovare la risposta giusta, senza sapere come difenderci. E poi a casa, quel malessere.
Come dopo una caduta. Le parole forti se ne vanno, ma il segno resta.

Ci sono parole che non passano. Rimangono sotto pelle, silenziose ma vive. A volte affiorano nei momenti più inaspettati: quando sei sola, mentre fai una cosa banale, o quando qualcuno ti guarda in un modo che ti ricorda qualcosa. E ti ritrovi lì, a rivivere quell’istante in cui ti sei sentita colpita, esposta, inerme.

Parole forti

Quelle parole – magari brevi, dette di fretta o persino con ironia – ti rimbalzano dentro come pietre in uno stagno. E anche quando la voce esterna tace, la voce interna continua a parlare.

Si chiamano parole forti perché pesano. E non sempre sei pronta. Ma proprio lì, in quel silenzio interiore che segue lo schianto, inizia qualcosa. Una trasformazione. La domanda non è più “perché mi ha detto così?”, ma “che valore do io a quelle parole?”.
E da lì, inizi a scegliere quali parole tenere e quali lasciare andare. Impari a fare ordine, come si fa con i vestiti dopo un trasloco. Alcune parole non ti servono più. Altre, anche se dolorose, ti hanno insegnato qualcosa.

Consapevolezza di usare parole forti

Un giorno, quelle parole arrivano di nuovo. Non da sole: in branco. Provano a colpire, a intimidire, a riprendere potere.
Ma tu, questa volta, rispondi.
Subito.
Con chiarezza.
Con la frase giusta, detta con precisione, senza alzare la voce.
E le parole forti, all’improvviso, si azzittiscono.

Potresti sentirti soddisfatta. Finalmente. Ma non è quella la sensazione.
Non è vendetta.
È una strana consapevolezza: puoi essere forte, ma non come loro.
Hai imparato a usare le parole forti per chiarire, non per distruggere.

No violenza verbale, scegliere che dire e come

La parola è un atto. Non è solo suono. È intenzione, è presenza, è responsabilità. E allora sì, possiamo diventare forti: non urlando più forte, ma parlando con chiarezza, fermezza, intenzione.
La vera forza non è ferire, ma creare senso.

Parole forti

Quando parli perché vuoi migliorare una situazione, ricostruire un legame, difendere te stessa o chi non ha voce, stai usando parole forti. Ma forti nel senso migliore: quelle che tengono in piedi, non che abbattono.
E se anche una sola volta riesci a rispondere con lucidità, senza scendere nel gioco della violenza, quella è una vittoria silenziosa ma profonda. È lì che le parole tornano ad avere potere. Non quello che distrugge. Quello che costruisce.

Puoi scegliere: diventare una persona forte che usa le parole forti per dire la verità. Per far capire. Per portare beneficio a chi ascolta.
Non per ferire.
Non per vincere.

Parole forti – conclusione

C’è una differenza tra rispondere e reagire.
Puoi usare parole forti, ma per chiarire. Non per ferire.
È una soddisfazione più sottile, ma molto più duratura: sapere di avere risposto con lucidità.

Le parole sono strumenti potenti.
Diventare forti non significa diventare aggressivi.
Significa avere chiarezza. Esporre le proprie ragioni. Per spiegare. Per difenderti.

Se il tuo intento è migliorare le cose – per te o per gli altri – allora sì: farai il botto.
Un botto buono.
Quello che apre, non quello che chiude.
Quello che unisce, non quello che divide.

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