La mia vita era semplice. Racconto 6

Non mi ricordo della mia mamma naturale. A Praga, infatti, ti portano via presto. La mamma che mi ha cresciuta mi ha dato il nome Rosinka, che significa “uvetta”. Lei, invece, si chiamava Vlasta, un nome che vuol dire “patria”, quel luogo da cui, si dice, non ci si allontana mai. Ma non è così: un giorno Vlasta è sparita, e con lei la patria. Prima che tutto questo accadesse, però, devo tornare indietro nella memoria, a quando la mia vita era semplice e serena.

Crescevo felice, e la mia mamma era orgogliosa di me. Mi mostrava a tutti con il sorriso sulle labbra. Persino chi non ci conosceva, durante le passeggiate, si fermava a chiedere se poteva accarezzarmi. Bisognerebbe sempre chiedere il permesso prima di toccare un cagnolino, sapete? Vlasta, con quella voce che sembrava sempre sorridere, diceva di sì. E così ricevevo carezze, complimenti: “Che bel musino!”, “Com’è carina!”, “Quanto è affettuosa!”. Sfido io, con tutti quei complimenti mica giravo il sederino!

Quasi sempre mi chiedevano di che razza fossi. È strano, gli umani hanno questa curiosità: appena vedono qualcosa di diverso, vogliono sapere da dove viene. Quando Vlasta diceva “Yorkshire”, i loro occhi brillavano. Era per loro un nome esotico, elegante. E Vlasta rideva: “Rosinka, comportati bene, rappresenta le tue nobili origini!” Mi diceva che tutti i cuccioli sono nobili finché il sistema non li corrompe. Non so bene cosa volesse dire con quella parola complicata, ma mi piaceva pensare che fossi speciale.

La mia vita era semplice

Quando la gente scopriva che venivo da Praga, chiedeva il mio nome. E quando Vlasta rispondeva “Rosinka”, rimanevano di stucco. A Praga, “Rosinka” vuol dire uvetta, quella delle torte, che io non posso mangiare ma che gli umani adorano. Una volta, in un salone di parrucchiera, quando ero ancora cucciola e stavo in braccio a Vlasta, la signora esclamò: “Ma che nome stupendo! E le sta benissimo, è proprio una Rosinka!”. Mi svegliai di soprassalto, spaventata dal suo entusiasmo. Una regola importante: non disturbate mai un cagnolino che dorme, neanche da grande. Non per niente si dice “Non svegliar il can che dorme”.

Quella parrucchiera, in fondo, era un po’ invidiosa. Aveva appena preso una cagnolina che aveva chiamato Perlina. Forse non era convinta del nome, perché disse a Vlasta: “Tu mi fai davvero rabbia! Voglio anch’io una Rosinka. Dovrò prendere un altro cane!”

Gli umani a volte fanno cose strane per averci. Il motivo per cui ci vogliono può essere bizzarro, ma l’importante è come si comportano dopo. Mi chiedo se un’altra Rosinka avrebbe trovato un posto accogliente, o se avrebbe fatto arrabbiare il cagnolino che già viveva lì. Prima di allargarvi, umani, pensateci bene. Noi di un’altra razza sappiamo quanto sia importante adattarsi.

La mia vita era semplice. Racconto 6

Anche io ho dovuto adattarmi, quando un giorno mi sono ritrovata senza Vlasta e senza patria. La casa, che una volta sembrava così accogliente, diventò immensa e vuota. Non solo perché Vlasta era sparita, ma anche perché se ne andavano i mobili e gli oggetti. Estranei entravano e uscivano continuamente. Mi sentivo piccola, persa. Vagavo per la casa cercando tracce di lei, ma i profumi che mi erano familiari svanivano, e con loro il mio mondo.

Noi cagnolini percepiamo il tempo in modo diverso dagli umani. Non lo contiamo: lo sentiamo, lo annusiamo. Quando ho fame e la ciotola è vuota, il tempo diventa infinito. Quando invece mi sveglio al mattino e ricevo coccole, il tempo si riduce a un attimo dolce. Ma quando Vlasta sparì, il tempo sembrò diventare un dolore eterno.

La mia vita era semplice. Racconto 6

Poi, un giorno, la porta si aprì. Sentii di nuovo il suo profumo e rimasi paralizzata. Era lei? Non potevo crederci. Temevo fosse un sogno o che sarebbe sparita di nuovo. Rimasi immobile, senza fiato, come una statua nel parco.

Ma qualcosa era cambiato. Vlasta non mi guardava, non mi chiamava. Parlava con altre persone, la casa si riempiva di voci. Finalmente mi feci coraggio e saltai sul divano accanto a lei. Era il suo posto, il nostro posto, ma lei sembrava distante. Il suo profumo era lo stesso, ma la voce no. Non c’era la solita dolcezza, la melodia familiare. Non capivo.

Piano piano, però, riprese a parlarmi. La sua mano tornò a sfiorarmi, e una notte mi prese in braccio e dormimmo insieme, come prima. Anche se qualcosa in lei era cambiato, il suo amore era ancora lì. Non sentivo più gli altri chiamarla Vlasta, ma Vera. Non importava. Per me, la mia mamma era tornata. E questo bastava.

A volte bisogna solo aspettare. La mamma arriva, anche se cambiata. E alla fine, tutto torna al suo posto. Conta solo l’amore. Quello non cambia mai.

La mia vita semplice, un racconto che doveva essere un libro di Rosinka

L’anno 2024 sta finendo, ci stiamo preparando ai nuovi progetti per il 2025. Questo mio ricordo, che ho pescato dal cassetto, sarebbe dovuto essere il primo capitolo del nuovo libro, che volevo dedicare alla vita con la nostra cagnolina. Purtroppo, l’anno scorso ci ha lasciate e per noi è stato un momento estremamente doloroso. Ci è voluto tanto tempo per elaborare la nostra perdita. Eravamo tanto legate a lei, per diversi mesi portavamo con noi una grande tristezza. Io non scrivevo più e tanto meno pensavo ad un libro. Poi pian piano siamo riuscite a lasciar andare via il nostro dolore. Io e Ludmila abbiamo passato un periodo molto impegnativo e ancora oggi stiamo lavorando sui cambiamenti nelle nostre vite.
Non ci scorderemo mai dei tempi passati con la nostra cagnolina, ma è tempo di passare a nuove sensazioni nel proseguire con una vita rinnovata.

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Categorie: Scrittura / Storytelling
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