Ma quanto “mi piace” questo elastico democratico, con il quale qualsiasi cosa va bene, basta presentarla in modo accettabile, come invece non va bene niente perché non si riesce ad accettare da un pulpito di…
E come se non bastasse, c’è sempre e dovunque la parola della soggettività.

Noi, che siamo nati dietro la cortina di ferro, non abbiamo studiato il concetto della democrazia. Sapevamo invece la geografia e politicamente parlando, per noi la differenza era netta tra l’Occidente e noi che facevamo parte dei paesi dell’Est.
Mi sono trasferita in Italia giovane, quanto bastasse per rendermene conto della sostanziale differenza: in Italia potevo aprire bocca ed esprimere quello che pensavo. Del resto, era il motivo principale in cui speravo, e per il quale sono diventata un’esula.

Là, dove andavo a scuola, sapevo di dover ascoltare e parlare solo previa richiesta, e solo se concesso il permesso. A casa, dovevo stare attenta a non essere irrispettosa.

elastico democratico


E fuori casa, oltre a dimostrare di essere educata, dovevo comunque stare attenta a quello che dicevo, perché – se non direttamente a me stessa – potevo creare problemi a chi mi stava vicino.

Ah, sì, distanziarsi dalle cose “sbagliate altrui” si sapeva fare benissimo, anche cambiare opinione, perché conveniva, non perché avevamo davvero cambiato pensiero.
Non rischiare di macchiare qualche registro sulla propria condotta era pressoché vitale.

Ah, come era bello, poter venire in un paese democratico e poter invece parlare e scrivere con una libertà!
Questo ovviamente non vuol dire che sono diventata maleducata o irrispettosa. So bene cosa significa il rispetto, e mi sono anche aggiornata su cosa significasse la democrazia:

La democrazia,

intesa come modello applicato europeo, si basa sulla sovranità del popolo che governa – ovvero un paese democratico che governa tramite, o grazie al popolo (a differenza di re o dittatori).
In un paese democratico è garantita:

  • la libertà di pensiero e d’espressione
  • l’uguaglianza legale di tutti i cittadini
  • la libertà di stampa e di parola, senza censura
  • la partecipazione alla vita politica
  • l’imparzialità, con un sistema giuridico indipendente
  • elezioni politiche libere

E ci sarebbe tanto da parlare della democrazia in sé, ma quello che da sempre m’interessa è il diritto all’espressione libera, senza censura.

elastico democratico


E quando si parla di censura, penso di sapere di che si tratta: quello strumento che viene utilizzato come un elastico, piegando le parole al potere autoritario.

Il 25 Aprile dovrebbe servire proprio a questo: a ricordarci che la libertà conquistata va esercitata con responsabilità, ma anche con coraggio. Non solo per onorare chi ha resistito, ma per garantire che il confronto rimanga possibile anche oggi, nei momenti in cui le opinioni divergono. È facile unirsi in un applauso collettivo, più difficile è accettare chi non applaude affatto. Ma una democrazia matura si misura anche da questo: dalla capacità di non etichettare come “nemico” chi non la pensa come noi.

Purtroppo, questo “modo di fare” non è rimasto sepolto nelle terre di un regime sconfitto, ma sento che si sta propagando nell’Occidente libero!
E se la festa del 25 Aprile non è un’occasione per parlarne, allora quando?

Soggettività sotto attacco

Si tratta dell’infiltrata “soggettività”.
Chiariamo subito: il termine non va frainteso come debolezza o come qualcosa da correggere. Significa semplicemente una risposta personale, specifica, usata spesso a sproposito come pretesto per svalutare l’opinione di qualcuno.

La soggettività, in fondo, rimanda all’esperienza del mondo e di noi stessi a partire da un punto di vista unico per ciascun individuo.

elastico democratico


Ovvero, abbiamo diritto a essere unici – come ad essere accolti nella nostra diversità, senza ridurre il nostro pensiero a un fastidio da censurare.

Invece no.


Un 25 Aprile nella tensione dell’elastico democratico


Avere un’opinione diversa viene percepito come un difetto.
Per esempio: durante la festa del 25 Aprile si ha il diritto di manifestare anche la contrarietà verso la festività? È irriverente? È scorretto?
È una festa nazionale che celebra la liberazione dal fascismo e la conquista della democrazia, sì. Ma se qualcuno non la sente propria, se la vive come ricordo di una guerra tra “vinti e vincitori” ideologici, si può davvero escludere la sua voce?

Allora, se da una parte si garantisce il diritto a pensare diversamente, dall’altra si tende a negare l’esistenza delle idee contrarie, condannandole con un’idea di “soggettività” da contenere.
Come se bastasse metterle a tacere per farle sparire.

Libertà senza confronto non è democrazia

Non ascoltare e non valutare le opinioni altrui, evitare il confronto anche acceso, è un pericolo.
Io faccio fatica, a volte, e mi ha fatto perfino star male, quando – semplicemente difendendo il mio punto di vista – qualcuno mi attacca solo perché la mia idea è diversa dalla sua.
Perché?
Perché sente il bisogno di zittirmi, invece che parlarmi?

Viviamo in un paese democratico, no? E il mio pensiero è protetto proprio da questo.
Per fortuna non mi succede spesso.

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Ma leggendo le notizie, soprattutto in occasione di certi eventi o cerimonie ufficiali in Italia, sembra che le uniche opinioni legittime siano quelle allineate.

Come se la presenza delle differenze, anche nel rendere omaggio, fosse sempre qualcosa da contenere.
Le opinioni diverse probabilmente non saranno nemmeno trattate.

L’elastico democratico e Libertà di Espressione

Tornando al discorso dell’elastico democratico, sia nei rapporti tra cittadini e Stato, sia nei rapporti personali, sembra che ogni occasione sia diventata un pretesto per affermare la propria prepotenza, piuttosto che per costruire un dialogo.
Invece servirebbe accogliere la diversità, trattare a pari opportunità anche chi non la pensa come noi.
Perché, ricordiamocelo: anche un pensiero sbagliato serve per imparare.

Reprimerlo o censurarlo non lo elimina, lo radicalizza.
E la comunicazione repressa, lo sappiamo, semina frutti velenosi.

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